Pace è educazione

Aluisi Tosolini, filosofo dell’educazione e formatore, è coordinatore nazionale della Rete delle scuole di pace, oltre ad essere stato dirigente scolastico del liceo Bertolucci di Parma. Per questa rubrica, tratta del rapporto fra pace e educazione.

 

Qual è il legame fra pace e educazione ?

 

Educazione, cultura e pace hanno tra loro un legame inscindibile che appare chiarissimo nel preambolo dell’atto istitutivo dell’Unesco (1945), l’organizzazione Onu per l’educazione, la scienza e la cultura, che così recita: “le guerre nascono nell’animo degli uomini ed è l’animo degli uomini che deve essere educato alla difesa della pace”. Il documento continua poi sostenendo che l’incomprensione reciproca dei popoli è sempre stata, nel corso della storia, all’origine del sospetto e della sfiducia tra le nazioni e i loro disaccordi hanno troppo spesso provocato delle guerre. La grande e terribile guerra che allora era appena terminata è stata resa possibile dal rinnegamento dell’ideale democratico di dignità, di uguaglianza e di rispetto della persona umana e della volontà di sostituirlo, utilizzando l’ignoranza e il pregiudizio, col dogma dell’ineguaglianza delle razze e degli uomini. Da qui, la necessità di fondare la pace non solo su accordi economici e politici tra governi ma di basarla sulla diffusione della cultura e l’educazione di tutti per il raggiungimento della giustizia, della libertà e della pace.

Educazione e pace vanno dunque assieme e si può sostenere, come da metà degli anni ’90 sostiene la Rete delle scuole di pace che coordino, che “la pace si insegna, la pace si impara!”. Ovvero, è possibile educare la “competenza di pace” che è una delle competenze civiche che la legge 92/2019 indica come traguardo della disciplina trasversale denominata educazione civica. La dimensione trasversale è in questo caso particolarmente rilevante: non esiste un docente “delegato” al suo insegnamento ma tutti i saperi e tutte le discipline devono concorrere alla formazione del cittadino e della cittadina.

La caratteristica fondamentale dell’educazione alla pace, così come dell’educazione civica, è quella di essere un percorso trasformativo: non esiste infatti educazione alla pace se non diventando artigiani di pace, trasformando quindi il proprio mondo, la società in cui si vive, impegnandosi per il rispetto dei diritti di tutti e assumendo responsabilità nei confronti di sé stessi, della relazione con gli altri, della comunità, delle istituzioni, dell’ambiente.

La legge 207/2015 indica come priorità per le scuole, nella definizione della propria identità e missione (espressa nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa), proprio lo “sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace, il rispetto delle differenze e il dialogo tra  le  culture, il  sostegno dell’assunzione di responsabilità nonché della solidarietà e della cura dei beni comuni  e  della consapevolezza dei diritti e dei doveri;  (…); sviluppo  di   comportamenti   responsabili   ispirati   alla conoscenza  e  al  rispetto  della  legalità,  della  sostenibilità ambientale, dei beni paesaggistici, del patrimonio e delle  attività culturali” (art. 1 comma 7 punti d) ed e)). Come si può vedere, c’è sostanzialmente tutto, solo che spesso la scuola pensa che si tratti di temi di contorno e non essenziali rispetto alle nozioni delle diverse discipline compiendo così un errore madornale.

 

Come si manifesta nell’attuale guerra in Ucraina ?

 

La pace comincia da ciascuno di noi e ciascuno può fare qualcosa per costruirla ogni giorno: è questo il punto di partenza del programma nazionale “Per la pace. Con la cura”, proposto, oltre che dalla Rete nazionale delle scuole per la pace (http://www.lamiascuolaperlapace.it/), anche dal Coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace e i diritti umani, dalla Tavola della pace, dal Centro diritti umani “Antonio Papisca” e dalla Cattedra Unesco “Diritti umani, democrazia e pace” dell’Università di Padova.

E proprio perché si tratta di un’esperienza scolastica, abbiamo pensato a degli “esercizi per la pace” con l’utilizzo di due quaderni, uno per la scuola primaria e secondaria di primo grado e l’altro per le superiori, con l’indicazione di quindici esercizi da programmare e realizzare a scuola. Si parte dall’«imparare a salutarci guardandoci negli occhi» e si finisce con l’impegno a «ripudiare la guerra». Nel mezzo si lavora sulla cura dell’ambiente ma anche delle parole che usiamo, sul rifiuto della violenza e della cura del vivere e lavorare insieme.

La scuola, insomma, deve essere un “controcanto” rispetto alla narrazione corrente sulla guerra. Una voce di impegno e di speranza che, a partire dai più piccoli, lavora per far crescere dal basso un nuovo stile di relazioni e di convivenza, sull’esempio del nuovo contratto globale per ripensare l’educazione lanciato dall’Unesco a novembre 2021 e ripreso dall’Onu a settembre 2022 durante il Transforming education summit.

Questo approccio vale anche nei confronti della guerra in Ucraina: lavorare per la pace significa, da un lato, esprimere concretamente la solidarietà e l’accoglienza nei confronti di quanti sono fuggiti dalle zone di guerra e, dall’altro, continuare a sostenere con forza la richiesta di trovare una via per la pace che passi dal dialogo, dal riporre le armi. Una richiesta che trova in Papa Francesco una delle poche voci non allineate che continua a ribadire insistentemente la necessità di farsi artigiani di pace.

 

Un esempio in cui l’educazione è stata chiave nella risoluzione pacifica di un conflitto.

 

La pace è una costruzione che richiede impegno, collaborazione e pazienza. L’educazione al rispetto, al dialogo, all’incontro e l’assunzione di responsabilità nei confronti degli altri implica la capacità di pensare e mettere al mondo altri mondi.

L’educazione rafforza ogni giorno i legami sociali che ci permettono di vivere in pace. È un lavoro che troppo spesso non viene riconosciuto, salvo poi chiedere all’educazione di risolvere problemi e drammi che altri hanno creato proprio allontanandosi dai valori e dalle pratiche che l’educazione alla pace e ai diritti umani promuove. Il nostro compito è accompagnare bambini, ragazze e adolescenti che prendono in mano la propria vita a liberare energie positive e sentirsi artefici del proprio futuro, imparando ad accogliere le complessità e ad affrontare le incertezze della vita, realizzando e condividendo esperienze significative di qualità, accompagnarli cioè nell’essere artigiani e costruttori di pace.

 

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